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Tassa di soggiorno, l’Umbria sperimenti metodi anti evasori

“In Umbria vi sono 20 Comuni (su un totale di 92) che applicano l’imposta di soggiorno per un introito complessivo di 4 milioni di euro (dati Confcommercio Umbria, maggio 2019), i maggiori importi sono 1 milione ad Assisi, 900mila a Perugia, 800mila ai Comuni del lago Trasimeno.

Cifre importanti e che evidenziano come recuperare l’evasione della tassa di soggiorno in Umbria significa per i comuni avere risorse nuove con cui investire sul territorio”.

E’ quanto dichiarato dalla senatrice Emma Pavanelli (M5s), membro della 13° Commissione permanente Territorio, ambiente, beni ambientali, dopo le cronache delle ultime settimana che hanno evidenziato come alcune strutture turistiche incassavano l’imposta di soggiorno senza versarla al Comune di riferimento. 

“A livello nazionale – prosegue -, l’imposta di soggiorno rappresenta in media circa il 4% delle entrate tributarie degli Enti interessati (dati Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza, n. 453, ottobre 2018), viene applicata da 1.020 Comuni (su un totale di 7.915), per un gettito totale di circa 600 milioni di euro. 

 

Tassa di soggiorno a Roma

Nel Comune di Roma, ad esempio, è stata creata un’unità operativa specifica (GSSU, Gruppo Sicurezza Sociale Urbana) che, in collaborazione con la Guardia di Finanza, ha il compito di controllare le strutture alberghiere ed extra alberghiere. Metodologia che sta ottenendo notevoli risultati, essendo stati finora scoperti oltre 11 milioni di euro di imposta non versata.

Perché non sperimentare questo metodo anche nei Comuni dell’Umbria, magari iniziando da Perugia, il più grande, in cui risiedo e dove ogni nuova entrata finanziaria è fondamentale?

Solo il 5 agosto scorso, infatti, sono arrivate le ultime preoccupanti raccomandazioni della Corte dei Conti dell’Umbria sul bilancio comunale, che hanno messo in evidenza un «grave squilibrio strutturale della cassa» con una «perdurante e scarsa capacità di riscossione delle entrate proprie».

 

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A cosa serve la tassa di soggiorno

L’imposta di soggiorno serve a compensare i costi dell’impatto ambientale del turismo su un determinato territorio (in base al principio “chi inquina paga”) ed a finanziare interventi in materia di turismo, in modo da rendere più attrattivi ed organizzati i territori dove è applicata.  Purtroppo le disastrate finanze dei Comuni a volte impediscono che dette finalità siano perseguite, utilizzando le entrate dell’imposta di soggiorno per diminuire squilibri finanziari contingenti, cosa che rende l’imposta più indigesta, venendo a mancare il collegamento funzionale tra pagamento e politiche di promozione turistiche. È necessario, allora, da un lato combattere il fenomeno dell’evasione e dall’altro fare in modo che i soldi dell’imposta siano reinvestiti in efficaci politiche di promozione turistica e di gestione dell’impatto ambientale dovuto al turismo che deve essere considerato una delle principali voci di potenziale sviluppo economico per un Paese come l’Italia ed una regione come l’Umbria.

 

Combattere l’evasione dell’imposta di soggiorno

Diventa, quindi, fondamentale combattere il fenomeno dell’evasione e garantire che i soldi delle imposte siano reinvestibili in efficaci politiche di promozione turistica e di gestione dell’impatto ambientale dovuto al turismo che deve essere considerato una delle principali voci di potenziale sviluppo economico per una regione come l’Umbria”.