«Verificare lo stato di applicazione della normativa che istituisce la figura di mobility manager in Italia, nelle imprese e enti dove prevista, e controllarne l’operato con rilevazioni delle emissioni inquinanti». Lo ha riferito Emma Pavanelli, portavoce umbra in Senato, riguardo ad una interrogazione scritta nei confronti del Ministro dell’Ambiente Sergio Costa depositata nei giorni scorsi.
Nel territorio dell’Unione Europea dal comparto della mobilità veicolare vengono immesse nell’ambiente circa un quarto (25,5%) delle emissioni totali di gas serra, di sostanze inquinanti e polveri sottili. In Italia circa il 61% del totale degli spostamenti della popolazione, principalmente per il tragitto casa-lavoro o casa-scuola, avviene usando un veicolo privato con motore a combustione interna, mentre solo circa il 16% si sposta usando mezzi pubblici o autobus aziendali, e solo il 4% usa la bicicletta.
«In questo contesto – spiega la senatrice – diventa essenziale la figura del mobility manager, figura istituita con il decreto Ronchi (27 marzo 1998 del Ministero dell’Ambiente) con il compito di intervenire sugli spostamenti casa-lavoro attraverso l’elaborazione di un piano finalizzato alla riduzione dell’uso del mezzo di trasporto individuale e ad una migliore organizzazione degli orari per limitare la congestione del traffico. Norme che, lo ricordo, non comportano oneri aggiuntivi a carico del bilancio statale».
Questo prevede, in sostanza, che si dotino di “responsabile della mobilità aziendale” tutte le imprese e gli enti con singole unità locali con più di 300 dipendenti e le imprese con complessivamente più di 800 addetti ubicate nei Comuni a rischio di inquinamento atmosferico.
«Successivamente – aggiunge Pavanelli – il decreto del Ministero dell’Ambiente del 20/12/2000 ha introdotto la figura del responsabile di area a capo della struttura di supporto e coordinamento dei singoli responsabili della mobilità aziendale, definendone le competenze con l’obiettivo di “promuovere la realizzazione d’interventi di organizzazione e gestione della domanda di mobilità, delle persone e delle merci, finalizzati alla riduzione strutturale e permanente dell’impatto ambientale derivante dal traffico nelle aree urbane e metropolitane, tramite l’attuazione di politiche radicali di mobilità sostenibile”. Anche l’Europa ha generato linee di indirizzo delle politiche dei trasporti in ambito urbano per la mobilità dei cittadini.
Ecco perché ho ritenuto opportuno verificare lo status in Italia dell’obbligo di istituzione del mobility manager, a cui corrisponde prima di tutto un interesse della collettività».
Emma Pavanelli
Senatrice M5S