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L’istantanea fornita oggi dall’Istat sulla produzione industriale è più infausta del previsto. Quel -7,2% su base annua, dato peggiore da tre anni a questa parte, ci dice chiaro e tondo che il nostro tessuto produttivo ha perso slancio e che gli investimenti sono in preoccupante frenata.
Non più tardi di due giorni fa abbiamo ascoltato il ministro Urso pavoneggiarsi sui dati del Pil e scagliarsi contro “i gufi” che avevano previsto per l’Italia venti di recessione sicura. Sarebbe curioso sapere cosa pensa il ministro del quadro a tinte fosche dell’Istat di oggi.
La verità è che senza il Pnrr, abbinato al notevole aiuto dato dal contenuto costo del gas rispetto a qualche mese fa, oggi la recessione sarebbe realtà. Per il resto, sul fronte economico il governo Meloni è immobile, e la morsa di questo sorprendente ritorno all’Austerity è tratteggiata benissimo dai numeri odierni diffusi dall’Istat. Il mancato rifinanziamento di Transizione 4.0 sia stato un errore grossolano.
Al pari dello stop al Superbonus 110%, che non sta danneggiando soltanto la filiera delle costruzioni, ma anche le altre a essa collegate. Visti gli impacci e gli affanni che il governo sta palesando nella gestione del Pnrr, il rischio ora è che il nostro mondo produttivo finisca in un precipizio pericoloso. Meloni rifletta: con politiche fatte solo di tagli e di “cinghia tirata”, il nostro paese non va da nessuna parte.
Così in una nota i deputati M5s in comm. Attività Produttive Emma Pavanelli, Chiara Appendino , Alessandra Todde e Enrico Cappelletti