Il fatto che Fratelli d’Italia si chieda i motivi del no del M5s al dl Salva-Ilva, dà tutto il polso di quanto l’attuale maggioranza viva a chilometri di distanza dal mondo reale.
Il provvedimento approvato oggi in realtà non salva proprio un bel niente, anzi certifica ancora una volta l’assenza più totale di una visione minima del governo sul futuro della nostra siderurgia. Già questo basterebbe a giustificare il voto contrario.
L’aspetto più insopportabile però è l’ennesimo schiaffo alla città di #Taranto, la cui popolazione ormai da decenni vive un calvario fatto di inquinanti a livelli folli, malattie e lutti. Il governo Meloni, con surreale nonchalance, ha deciso di ripristinare lo sconcertante scudo penale, ha alzato un muro di fronte a tutte le tutele ambientali e sanitarie e alla cosiddetta VIIAS, e ha tolto persino il vincolo di dissequestro quale condizione necessaria per sbloccare i finanziamenti pubblici e garantire la continuità produttiva.
Il testo del decreto dice chiaramente ai tarantini: “Signori, della vostra salute non ce ne frega nulla”. Senza dimenticare che nelle intenzioni dell’accoppiata Meloni-Urso c’è quella di dar vita a un piano industriale che preveda produzione dal carbone per ancora un decennio, nuovi forni elettrici alimentati però a gas, un cementificio per smaltire la loppa d’altoforno e, ciliegina sulla torta, un rigassificatore a largo delle coste tarantine.
Se il deputato Iaia rileggesse velocemente la Costituzione, scoprirà che i sostantivi “ambiente” e “salute” sono due tasselli basilari di quel testo. Ce n’è è un altro di termine che ha un certo rilievo nella Costituzione, ed è “Parlamento”. E’ quell’istituzione che Meloni e banda continuano a mortificare facendo arrivare decreti alla spicciolata senza la possibilità minima di fare la più impercettibile modifica.
Il M5s aveva chiesto che l’erogazione di fondi pubblici in favore di Acciaierie d’Italia fosse subordinata, quanto meno, alla garanzia del pagamento dei debiti nei confronti delle società che sono in difficoltà a causa dei ritardi della suddetta azienda, come nel caso tanto dibattuto di Sanac.
Dall’esecutivo è arrivato un no secco.
Poi però tra i banchi di Fratelli d’Italia vediamo gente cadere dal pero che si chiede il perché del voto contrario delle opposizioni.
Ma siete seri?
Le deputate e i deputati M5s in comm. Attività Produttive Emma Pavanelli, Chiara Appendino, Alessandra Todde e Enrico Cappelletti.