L’Europa ha riconosciuto la salute sessuale e riproduttiva tra i diritti umani. A nulla è servito l’ostruzionismo di chi, votando contro la Relazione sulla situazione della salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti nell’Ue, voleva non affrontare la questione in modo significativo.
Una vittoria anche in risposta alle recenti vicende di Polonia e Ungheria. Il voto di oggi significa riconoscere i diritti sessuali e riproduttivi come diritti umani strumentali per l’uguaglianza di genere e per cui gli Stati membri dell’Ue si devono impegnare per la salute delle donne e il loro accesso ai servizi, come l’accesso all’aborto legale e sicuro. Anche l’Italia ora dovrà adeguarsi. È questo il punto di partenza per guardare il futuro e continuare a lavorare per garantire il rispetto dei diritti delle donne.
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