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Il decreto Bollette, così come il decreto Lavoro e tanti altri che il governo ci ha propinato in questi mesi, è l’ennesimo esercizio sloganistico di una maggioranza ormai sempre più restìa a dare sostegni concreti a famiglie e imprese.
Il credito d’imposta per le aziende, destinato a contrastare gli aumenti in bolletta, viene confermato ma con delle aliquote praticamente dimezzate.
Colpo di scure anche per il contributo di solidarietà sugli extraprofitti energetici delle grandi società del settore.
In generale, questo testo appare totalmente inadeguato per allentare la morsa delle tariffe di gas e luce che hanno ripreso a salire nelle ultime settimane.
Gli unici a brindare sono come al solito i furbetti, grazie alla scappatoia fiscale sugli omessi versamenti, ma anche all’allargamento della regolarizzazione dei redditi di fonte estera e all’ennesimo sguaiato condono fiscale.
Il mood meloniano ormai è quello di rivedere al ribasso tutte le misure approvate dai governi Conte, nella migliore delle ipotesi.
Nella peggiore c’è quella di tenersi bene alla larga da ogni forma di aiuto a chi sta peggio. Per il resto, ogni proposta che abbiamo messo sul piatto per rendere più potabile il Dl non è stata neanche presa in considerazione.
Lo schema è chiaro: tanti slogan e decreti legge vuoti, con la solita eccezione per gli aiutini ai soliti noti.
Uno scempio.