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Il governo Meloni in questo primo anno non ha mai approntato misure che vanno oltre il breve, anzi il brevissimo periodo. Il dl Asset poteva essere un’occasione per invertire il trend. Ricordate a inizio agosto? Il decreto fu bollato dalla Meloni come la panacea di tutti i mali, la soluzione a tutti i problemi dell’estate. Invece quest’occasione è stata persa in modo marchiano.

La maggioranza lo ha trasformato in un centrifugato con dentro mille cose, ma che non risolve mezzo problema.

Agricoltura, trasporti, telecomunicazioni, extraprofitti, rinnovabili, granchio blu: si è deciso di buttare tutto in unico pentolone senza dare risposte al paese reale. La tassa sugli extraprofitti bancari è diventata un obolo facoltativo, su taxi e caro-voli ci si è piegati al volere di tassisti e compagnia aree low cost e sulla partita Tim si è deciso di confezionare l’ennesimo regalo per i fondi stranieri.

Ancora peggio è andata su due questioni centrali come i fondi per le zone alluvionate e lo sblocco dei crediti fiscali del superbonus 110%: anche oggi Meloni decide di risolvere i problemi domani. Insomma, oggi siamo al cospetto dell’ennesimo decreto scritto male con tante norme che lasciano non poche incertezze interpretative. Un decreto dove ogni disposizione è slegata e disarticolata dall’altra. Mi spiegate cosa c’entra la collocazione dell’articolo 12-ter che tratta di misure in favore degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, subito dopo le norme con i lavoratori Alitalia e subito prima della cassa integrazione straordinaria? Un decreto in cui manca soprattutto una visione organica di sistema decisiva quando si parla di asset e soprattutto di investimenti strategici.

L’ennesimo provvedimento frutto di scelte arbitrarie e illogiche, adottato in assenza di una preventiva e necessaria consultazione degli attori istituzionali e degli stakeholders. Un fallimento su tutta la linea.