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Le dichiarazioni rivendicative dei ministri Urso e Pichetto Fratin sono lunari.
Il governo Meloni colleziona un’altra figuraccia sul regolamento Ue che sancisce lo stop alle auto diesel e benzina dal 2035. Dopo aver alzato un muro e dicendo peste e corna delle nuove regole, il governo non ha avuto neanche il coraggio di votare in modo contrario, scegliendo la via dell’astensione.
Mentre la Germania canta vittoria sugli e-fuels, il governo italiano prende una sonora sberla dall’Ue sui biocarburanti, dopo aver farfugliato per settimane sulla neutralità tecnologica. Che può anche essere un valore, ma forse sarebbe il caso che la maggioranza si mettesse il cuore in pace: in questo processo di riconversione, dall’elettrico non si può sfuggire.
Per far andare tutto l’attuale parco auto italiano con i biocarburanti, le stime più prudenziali ci dicono che bisognerebbe coltivare 6 milioni di ettari di terra. Le più altisonanti, 40 milioni. Calcolando che la terra coltivabile in Italia ammonta a 13 milioni di ettari, i giochi sono presto fatti: dovremmo smettere di mangiare per fare andare tutte le auto con i bio-fuels. Come M5s siamo i primi a volere una transizione ordinata, che tenga conto di tutte le nostre specificità industriali legate all’automotive.
Però non si può far finta che il mondo non stia andando in un’altra direzione, come fanno Meloni e banda: se la svolta “green” sulle auto la lasciamo fare al mercato, le nostre imprese rischiano di condannarsi all’irrilevanza. E noi non lo permetteremo.
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I deputati M5s delle commissioni Attività Produttive e Trasporti Emma Pavanelli, Chiara Appendino, Alessandra Todde, Enrico Cappelletti, Antonino Iaria, Luciano Cantone, Roberto Traversi e Giorgio Fede