“Acqua bene comune”, sono anni che sentiamo questa frase, uno slogan che sintetizza la forte connessione tra il diritto all’acqua e la Costituzione sulla quale si appoggia la nostra democrazia.
Nonostante il referendum votato dai cittadini, tutto questo è ancora disatteso. Eppure stiamo vivendo la più grave crisi climatica del nostro pianeta. Una crisi reale, se pensiamo all’estate che abbiamo vissuto, la più calda di sempre.
L’acqua è fondamentale per la sopravvivenza della specie umana. Ecco perché non posso ignorare il gruppo di cittadini che, da settimane, stanno presidiando permanentemente un’area dell’Umbria, ovvero l’area della fonte Rocchetta a Gualdo Tadino. Un luogo un tempo molto vissuto dai cittadini e deturpato da abusi edilizi e reso inaccessibile da coloro che operano nell’area, nonostante la sentenza del Consiglio di Stato stabilisca di ripristinare la fonte e l’area.
Il sito in questione è una comunanza agraria: cioè una proprietà collettiva, un bene con diritti inalienabili, indivisibili, il cui utilizzo non può essere per alcuna ragione modificato senza la partecipazione della stessa comunanza.
E nulla sono servite 11 sentenze dello Stato ed anni di indagini: i cittadini gualdesi sono ancora una volta costretti a manifestare per difendere non solo un loro bene collettivo ma anche un bene che riguarda i cittadini l’Umbria.
La politica locale ignora non solo le sentenze del consiglio di Stato, ma anche il prefetto che chiede di includere la Comunanza tra i soggetti partecipanti alle decisioni.
C’è in gioco il futuro non solo di una comunità, ma di tutti.
E’ arrivato il momento di trovare una risoluzione della vicenda e di ascoltare le richieste, dono anni di soprusi, di un gruppo di cittadini che chiedono solo più rispetto. Per l’individuo, l’ambiente e la legge. Un atto necessario per difendere i diritti dei cittadini gualdesi e di tutta l’Umbria, oltre che di tutela dell’ambiente e del nostro bene più prezioso, l’acqua.