E’ sempre più urgente l’adozione di provvedimenti che promuovano e favoriscano la transizione verso l’economia circolare anche nel settore dei prodotti tessili che, soprattutto provenienti da paesi extra Ue, presentano problematiche dovute alla presenza di tali sostanze chimiche ritenute dannose.
La Commissione europea ha fissato degli obiettivi per la transizione ecologica e l’economia circolare che impongono una sempre più alta componente di recupero, di riciclo e di riuso dei materiali, soprattutto nel settore tessile, che risulta essere il secondo più inquinante al mondo.
In Italia sono già presenti importantissimi distretti quali, ad esempio, quelli presenti in provincia di Prato, Pistoia e Firenze, impegnati nel recuperare i prodotti tessili, sia quelli gettati sia quelli di scarto, che rappresentano opportunità di sviluppo e di lavoro. Gli operatori economici di questi distretti industriali hanno spesso manifestato varie difficoltà nello svolgimento dei loro processi industriali volti alla raccolta, al riciclo, al riuso e all’ottenimento di materie prime seconde, poichè in Italia non è ancora presente una chiara normativa di riferimento in materia di end of waste per il tessile, trovandosi pertanto in un cortocircuito normativo: invece di migliorare il processo produttivo, sfruttando le tecnologie nello smaltimento e garantendo economia circolare e sostenibilità ambientale paradossalmente, in difetto di tale normativa, le imprese vivono nella preoccupazione di finire sotto inchiesta per traffico illecito di rifiuti.
Ecco perché ho depositato una interrogazione al ministro della Transizione ecologica per conoscere quali azioni di competenza intenda intraprendere al fine di portare a conclusione la definizione del decreto end of waste per i prodotti tessili.